Vol. 1, No. 1, May 2019

 

L’utilizzo del corpus parallelo italiano-russo del NKRJa per la didattica del russo L2 ai discenti italiani: il caso dei costrutti preconcessivi[1]

Use of the Russian-Italian parallel corpus of the Russian National Corpus in teaching Russian as a foreign language to Italian students: the case of pre-concessive constructions

Francesca Biagini, Università di Bologna, Italia,  https://orcid.org/0000-0003-4668-5634

Marco Mazzoleni, Università di Bologna, Italia,  https://orcid.org/0000-0002-5268-0672

Abstract

In questo lavoro verrà descritto un esempio di utilizzo del corpus parallelo italiano-russo del Corpus Nazionale della Lingua Russa (NKRJa) nella didattica del russo L2 a discenti italiani di livello avanzato, in particolare nella presentazione dei costrutti cosiddetti ‘preconcessivi’. Innanzitutto, agli studenti viene fornita un’introduzione teorica sulle relazioni transfrastiche e sui costrutti preconcessivi sulla base delle forme italiane. I costrutti preconcessivi sono costituiti da una struttura correlativa paratattica con un anticipatore cataforico (come è vero, ) e una ripresa anaforica (come ma, però). Gli anticipatori cataforici vengono suddivisi in due classi a seconda che indeboliscano il peso argomentativo della prima frase direttamente o indirettamente (come il futuro ‘concessivo’ del verbo essere). Dopo l’introduzione teorica gli studenti procedono alla ricerca sul corpus di alcuni anticipatori cataforici. I risultati permettono di individuare analogie e differenze tra le due lingue. In particolare la ricerca del secondo tipo di anticipatori mostra come in russo il distanziamento epistemico venga reso attraverso marche linguistiche avverbiali quali požaluj e možet byt’. Emerge come l’utilizzo del corpus parallelo si possa applicare alla didattica delle relazioni transfrastiche e dei costrutti preconcessivi agli studenti di russo L2, poiché favorisce l’analisi metalinguistica sulla lingua materna e il confronto interlinguistico nell’uso.

Parole chiave: corpora paralleli, didattica del russo L2, relazioni transfrastiche, costrutti preconcessivi, strutture correlative paratattiche.

Abstract

The aim of this paper is to describe how the Russian-Italian parallel corpus of the Russian National Corpus can be used as a tool for teaching Russian as a foreign language to advanced Italian students, particularly in order to present “pre-concessive constructions”. Students are first provided with a general introduction to inter-clausal relations and pre-concessive constructions based on the forms existing in their native language. In Italian pre-concessive constructions typically consist in paratactic correlative structures which code a contrast between the connected textual elements by means of cataphoric expressions such as è vero, , certo and anaphoric elements like ma, però, del resto. Cataphoric expressions can be split into two different classes depending on whether they weaken the argumentative strength of the sentence content directly or indirectly. Students can then begin to look for cataphoric expressions on the corpus. Differences and similarities between the two languages can be deduced from the results. The work shows how use of the parallel corpus can help students of Russian as a foreign language to learn new constructions by analysing the various forms in bilingual parallel contexts.

Keywords: parallel corpora, Russian as a foreign language, inter-clausal relations, pre-concessive constructions, paratactic correlative structures.

1. Introduzione

L’obiettivo di questo articolo[2] è mostrare un esempio di utilizzo del corpus parallelo italiano-russo del Corpus Nazionale della Lingua Russa (NKRJa) nella didattica del russo L2 a discenti italiani di livello avanzato, in particolare nella presentazione dei costrutti cosiddetti “preconcessivi”[3].

Di seguito illustreremo le varie tappe del lavoro con gli studenti che prevedono: una breve introduzione teorica sulle relazioni transfrastiche e sulla molteplicità dei mezzi di espressione di cui il parlante dispone per codificarle con esempi nella lingua materna dei discenti (§ 2); la presentazione delle caratteristiche principali dei costrutti preconcessivi dell’italiano contemporaneo (§ 3); la ricerca sul corpus parallelo e l’elaborazione dei dati ottenuti (§ 4).

2. Introduzione alle relazioni transfrastiche

Per poter procedere al lavoro sui costrutti preconcessivi con il corpus parallelo è necessario che gli studenti abbiamo familiarità con il concetto di “relazione transfrastica”. Per favorire la massima chiarezza dell’esposizione e l’approfondita comprensione da parte dei discenti è opportuno presentare questi temi sulla base delle forme della lingua materna.

Per quanto riguarda le relazioni transfrastiche è importante evidenziare che si tratta di relazioni concettuali che collegano due processi semplici per formare un processo complesso (Prandi, 2004, p. 281); è il caso della relazione causale, concessiva, finale, condizionale, ecc.. I due processi semplici sono potenzialmente esprimibili da due frasi semplici indipendenti. È utile riportare l’esempio di un processo complesso nel quale due processi semplici sono collegati da una relazione concessiva, in questo caso codificata da sebbene:

(1)                 Il tempo è secco.

La campagna è rigogliosa.

Sebbene il tempo sia secco, la campagna è rigogliosa. (Prandi, 2006, p. 245)

Contestualmente è opportuno sottolineare come all’asimmetria sul piano grammaticale corrisponda una simmetria e indipendenza dei due processi sul piano concettuale. Inoltre verrà definito il contenuto della relazione concessiva e sarà sottolineato come nell’esempio 1 questo sia codificato dalla congiunzione concessiva specializzata sebbene come implicatura convenzionale (Grice, 1975). Infatti, la componente secondo cui data la premessa p, la conseguenza q è di contenuto opposto rispetto a quanto ci si sarebbe aspettato è implicitata dall’uso del connettore (Mazzoleni, 1996, p. 50).

È anche cruciale evidenziare come l’espressione di una relazione transfrastica, quale ad esempio quella concessiva, si possa realizzare attraverso varie opzioni che non si limitano al solo uso dei connettori specializzati come sebbene. Infatti, una relazione concessiva può anche essere espressa da connettori non specializzati “che permettono tale interpretazione quando i contenuti proposizionali di per sé la favoriscono”, cioè quando l’idea che la conseguenza è opposta rispetto alle attese si basa “sulle conoscenze comuni e condivise generalmente o localmente” (Mazzoleni, 1996, p. 52). Anche due frasi coordinate (o anche giustapposte) possono esprimere una relazione concessiva se gli stati di cose assumono naturalmente tale rapporto (Mazzoleni, 1996, p. 59).

(2)         Ti ho scritto cinque lettere e non mi hai mai risposto.[4]

In casi come questi il senso globale del costrutto diviene concessivo per mera inferenza discorsiva, poiché la congiunzione coordinante e non codifica la relazione concessiva.

Ci sono poi casi intermedi in cui all’interno di una struttura paratattica una relazione concessiva è codificata solo parzialmente, come in presenza della congiunzione temporale dopo.

(3)         Dopo avermi promesso il suo aiuto, Giovanni è scomparso.[5]

Sebbene 3 codifichi una relazione di successione temporale, il suo contenuto concettuale incoraggia uno sviluppo inferenziale verso la relazione concessiva. Poiché il valore concessivo di dopo in italiano è il risultato di un arricchimento inferenziale, si può parlare di ipocodifica (Prandi, 2006, pp. 219-221).

Queste considerazioni sono necessarie per confutare l’idea, talvolta trasmessa dalla didattica scolastica tradizionale, che una certa relazione transfrastica sia indissolubilmente legata al contenuto dei connettori specializzati. Viene infatti evidenziato come una relazione concettuale tra processi indipendenti possa essere totalmente espressa attraverso un connettore specializzato, o completamente inferita, o in parte espressa e in parte inferita, come nel caso della congiunzione temporale in 3. Si potrà quindi mostrare come il costrutto preconcessivo rappresenti un’ulteriore forma di espressione di cui il parlante dispone. Proprio perché la grammatica offre più opzioni per l’espressione di una stessa relazione transfrastica, è importante prima definire la struttura concettuale e poi vedere l’insieme dei mezzi che una lingua mette a disposizione del parlante (Prandi, 2004, p. 293, 306[6]). Inoltre, nella didattica di una lingua straniera la definizione di una determinata relazione transfrastica può fungere da tertium comparationis per l’analisi dei mezzi che la esprimono nella lingua oggetto di studio e nella lingua materna.

3. I costrutti preconcessivi[7] 

In italiano con l’etichetta “preconcessive” (Berretta, 1998 e 2002 [1997]) ci si riferisce ad un tipo di costrutti come 4, la cui definizione è di carattere sia semantico-concettuale che morfosintattico:

Ritorna qui la distinzione fra la traduzione letterale, servile e attaccata alle parole ma claudicante nel restituire «i sensi degli autori», e quella libera che riproduce  il contenuto, ma [(che è)] pericolosa perché concede troppo spazio all’arbitrio del traduttore e alla sua interpretazione personale. (Pistolesi, 2006, p. 190)

A livello semantico-concettuale i contenuti delle due frasi collegate in un costrutto preconcessivo (o il loro orientamento argomentativo) sono posti dal mittente in contrasto: data la prima frase ci si potrebbe attendere un determinato effetto o una certa conseguenza, mentre la seconda frase risulta contro-aspettativa. Da questo punto di vista il costrutto preconcessivo 4 ha lo stesso significato del costrutto ipotattico con una tradizionale subordinata concessiva 4a e del costrutto paratattico con una tradizionale coordinata avversativa 4b:

(4)                 a. Anche se riproduce il contenuto, la traduzione libera è pericolosa perché concede troppo

                spazio all’arbitrio di chi traduce e alla sua interpretazione personale

b. La traduzione libera riproduce il contenuto, ma / però / tuttavia è pericolosa perché concede

troppo spazio all’arbitrio di chi traduce e alla sua interpretazione personale

Ma a differenza di 4ab, a livello morfosintattico un costrutto preconcessivo come 4 è una struttura correlativa paratattica, organizzata da due connettori: un anticipatore cataforico – come ad esemio  in 4, certo in 5a e vero è che / è vero che in 5bc – che nella prima frase pre-avverte il destinatario che seguirà qualcosa di contrastante, ed una ripresa anaforica – come la congiunzione coordinante ma e gli “avverbi di collegamento” (Prandi, 2007) però e tuttavia – che precede (come in 5a) o accompagna (come in 5bc) la seconda frase ribadendone il contrasto con la prima.

(5)                 a. […] uno dei personaggi […] che Kossi Komla-Ebri ci propone, Elom, dice: «Soffocante la         questua di tenerezza in terra straniera». […]

Certo, si dirà che chi parla qui è Elom, non lo scrittore. Ma dietro il velo sottile della finzione, si

riconosce evidentemente il suo volto. […]. (Pallavicini, 2007, p. 3)

b. Vero è che Brandon non appare assolutamente come il solito “sfigato”. È sulla trentina, ha un

appartamento elegante, un buon lavoro ed è soprattutto un uomo affascinante, che piace alle

donne. Dentro però un’insoddisfazione brutale lo possiede, determinandone i comportamenti.

(Figazzolo, 2012, p. 16)

c. È vero che un vecchio seduto vede più in là di un giovanotto in piedi e un bimbo non solleva

suo padre sulle sue spalle per aiutarlo a vedere il cielo. Tuttavia, succede che il fabbro di un

villaggio diventi apprendista in un altro. (Komla-Ebri, 2007, p. 76)

Fin’ora ho parlato delle due frasi collegate dalle coppie di connettori che costituiscono le strutture correlative paratattiche tipiche dei costrutti preconcessivi: dagli esempî presentati si sarà però potuto vedere che un costrutto preconcessivo può essere costituito non soltanto da semplici frasi (come in 4 e 5a) bensì anche da frammenti testuali più articolati e complessi come in 5bc; ed i due elementi coordinati possono essere separati semplicemente da una virgola (come in 4) ma anche da segni interpuntivi più ‘forti’ come ad esempio il punto fermo di 5a-c.

Inoltre almeno alcuni esempî consentono di apprezzare la tipica architettura ‘dialogico-polifonica’ dei costrutti preconcessivi, che spesso pongono in contrasto contenuti ascrivibili a responsabilità enunciative diverse: infatti in diversi casi con la prima parte di un costrutto preconcessivo il mittente riprende o rimanda a quanto detto dal suo interlocutore nel turno discorsivo precedente, per poi opporvisi argomentativamente con la seconda parte; e questa “parola d’altri” può essere ad esempio riformulata (come in 6a), o anche non ripresa affatto (come in 6b).[8]

(6)                 a. [A. di Gennaro:] Archiviato “Nelson”, il suo album precedente, più di qualcuno aveva abbozzato         l’idea di un Paolo Conte in pantofole, stanco, senza più la scintilla.

[P. Conte:] Non l’ho mai realmente pensato ma è vero che qualche difficoltà a scrivere c’è stata. Poi però quella scintilla si è riaccesa, non saprei esattamente grazie a cosa ma si è riaccesa. (di Gennaro, 2015, p. 64)

b. “[…] A proposito Colbert, quel dottor Morin, è otto anni che lo lasciamo in attesa…”

“Eminenza, voi stesso vi dite convinto che questa della parallasse lunare sia una chimera…”

, ma per sostenere la sua dubitosissima ipotesi egli ha efficacemente studiato e criticato le

altre. […]” (Eco, 2000 [1994], p. 176)

I diversi anticipatori cataforici visti finora, che tra l’altro possono anche co-occorrere come in 7a, così come possono co-occorrere diverse riprese anaforiche come in 7b, sottolineano la verità del contenuto che accompagnano:

(7)         a. Igalo ha un carissimo amico a via Nicola Ricciardi, una stradicciola di Posillipo alto. […]. Da vico Purgatorio Storto, dove abita Igalo, a via Ricciardi ci vogliono due bus con una prima parte da fare a piedi, ossia ci vogliono due ore e mezzo, e due ore e mezzo con il sole o con il caldo, con la pioggia, il freddo o il vento sono dure; per cui è vero, , che Igalo e il suo amico abitano a Napoli, ma in pratica è un fatto solo nominale. (Rea, 2006, pp. 53–54)

b. […] ritenevo certo, è vero, che il mio imminente suicidio non sarebbe [(stato)] affatto mortale

[…]. Ma tuttavia, io riguardavo le pastiglie che tenevo nella palma quasi fossero monete

barbariche, da pagarsi come pedaggio attraverso un ultimo, astruso confine. (Morante, 1995

[1957], p. 244)

Come ricordavo prima questo contenuto, che quando c’è – cfr. 6a vs. 6b – si trova in posizione tematica e risulta (o per lo meno è presentato come se fosse) co(n)testualmente given, è spesso ascritto a qualcun altro, ed il mittente lo riprende senza però farsene davvero carico: ma come ha evidenziato Berretta (2002 [1997], p. 324s.), a livello pragmatico sottolineare la verità di qualcosa che non pare averne alcun bisogno comporta in effetti non tanto rinforzarlo quanto piuttosto indebolirne il peso argomentativo, pre-avvertendo così il destinatario che si sta per enunciare qualcosa di contrastante.

Nell’italiano contemporaneo c’è però almeno un anticipatore cataforico che invece indebolisce direttamente il contenuto della prima frase di un costrutto preconcessivo, il cosiddetto futuro “concessivo” (Berretta 2002 [1997]), di solito del verbo essere – cfr. 8a e 9 – ma non solo – cfr. 8b: in quest’uso la forma verbale, che può occorrere nella forma semplice di 8a o in quella composta di 8b e 9, e che a volte può anche essere accompagnato da anche o pure come in 8b, perde il suo valore temporale per divenire una marca modale di distanziamento epistemico del mittente da ciò che sta dicendo.[9] 

(8)                 a. […] «Che ci fate in giro con i fucili?»

«E voi come lo sapete?»

«Li vedo. I vostri fucili si vedono bene e non è stagione di caccia».

«Non sarà stagione di caccia, ma abbiamo un conto in sospeso con un animale» […]. (Guccini e

Macchiavelli, 2002, pp. 30–31)  

b. [la parte conclusiva del paragrafo precedente è dedicata ad Aspasia, poesia scritta da

Giacomo Leopardi in séguito alla delusione amorosa ricevuta da Fanny Targioni Tozzetti]

Quante cose sono state dette, in quasi due secoli, contro la Fanny Targioni Tozzetti! Che avrà

pure avuto il torto, poveretta, di civettare con tutti e perfino con Leopardi, e di far cornuto il

marito; ma che, se avesse voluto corrispondere all’amore iperbolico del poeta (al suo «altero

capo» e al suo «cuore indomito»), avrebbe dovuto affrontare problemi pratici di non facile

soluzione. (Vassalli, 2005, p. 128)

Ed un effetto analogo a quello del futuro concessivo si può poi ottenere utilizzando sempre in senso epistemico il verbo modale potere, eventualmente seguito da anche come nel primo costrutto preconcessivo di 9, dove il secondo costrutto preconcessivo ha invece di nuovo come anticipatori cataforici due futuri concessivi composti coordinati per asindeto:

(9)         Mi resi conto che il nonno poteva anche essere considerato una specie di eremita fuori di testa, ma, come spesso capita con certe persone, ciascuno vedeva rispecchiarsi in lui parti nascoste di sé; e sarà stata la presunta follia (un folle può sempre essere smentito), sarà stato il bisogno di orecchie non giudicanti, ma chi gli rideva dietro, chi ruotava gli occhi al suo passaggio, era il primo a confidarsi, di soppiatto, in cerca di risposte che nonno, ovviamente, non aveva. (Geda, 2011, p. 169)

Prima per comodità ho utilizzato il termine connettori per comprendere sia gli anticipatori cataforici che le riprese anaforiche tipici dei costrutti preconcessivi. Ora, le riprese anaforiche che abbiamo visto sin qui, la congiunzione coordinante ma e gli avverbi di collegamento però e tuttavia, sono davvero classificabili come connettori; invece gli anticipatori cataforici che abbiamo preso in considerazione finora non sono connettori in senso proprio ma ne assumono la funzione, e costituiscono tra l’altro una classe eterogenea, che comprende elementi avverbiali come  e certo, frasi incomplete come è vero (che) / vero è che, e forme verbali come il futuro concessivo e l’uso epistemico del modale potere.

Va infine ricordato che almeno uno dei segnali discorsivi che possono assumere la funzione di anticipatore cataforico, certo, può anche svolgere il ruolo di ripresa anaforica – nella forma certo è che, del tutto analoga al vero è che di 5b, – in un brano dove l’anticipatore cataforico è costituito dal futuro concessivo:

(10)         Due parole sul quintetto di Terence Blanchard, che ci ha annoiato a morte, tanto che dopo dieci minuti era chiarissimo ciò che si sarebbe ascoltato nell’ora e mezza successiva (e così è andata). Sarà di sicuro colpa nostra; certo è che [=> ma / però / tuttavia] questo jazz, tecnicamente perfetto, ha su di noi l’effetto di un potentissimo sonnifero. (Conti, 2013, p. 84).

4. Ricerca sul corpus

Una volta presentate le strutture italiane si può procedere alla ricerca sul corpus parallelo. Si tratta di un corpus che, grazie al lavoro di ampliamento svolto insieme a V. Noseda e A. Bonola dell’Università Cattolica, ha raggiunto la dimensione di 4.429.600 parole. Il corpus comprende 33 opere letterarie russe con la traduzione italiana (estratti e opere intere) e 21 estratti di opere letterarie italiane con la traduzione russa, mentre attualmente la sezione di saggistica contiene solo 5 estratti in russo con la traduzione italiana (cfr. Biagini, Bonola, & Noseda, 2019). In questo lavoro è utile usare il corpus parallelo nella sua totalità, senza creare sottocorpora, poiché la ricerca su un sottocorpus contenente soltanto le traduzioni dall’italiano in russo aumenta l’incidenza di possibili calchi; inoltre lavorando sull’intero corpus la quantità di materiale a disposizione è assai più ampia.

La ricerca delle forme tipiche dei costrutti preconcessivi russi viene effettuata a partire dagli anticipatori cataforici italiani, poiché sono più tipici delle strutture oggetto di analisi. Inoltre, costituiscono un ventaglio più ampio e hanno caratteristiche più differenziate e quindi potenzialmente più interessanti rispetto alle riprese anaforiche, spesso rappresentate invece da connettori meno numerosi e più grammaticalizzati.

Innanzitutto (§ 4.1), ai discenti verrà dato il compito di ricercare uno degli anticipatori cataforici che, sottolineando la verità del contenuto della frase o del frammento testuale che accompagnano, ne indeboliscono il peso argomentativo a livello pragmatico e segnalano così al destinatario che si sta per enunciare qualcosa di contrastante. Successivamente (§ 4.2) saranno oggetto della query gli anticipatori cataforici che invece indeboliscono direttamente il contenuto della frase.

4.1. Anticipatori che sottolineano la verità del contenuto della frase

La prima forma italiana da ricercare sarà, ad esempio, è vero. Visualizzando i risultati, agli studenti risulterà subito evidente l’elevata frequenza della corrispondente forma russa pravda. Con un’attenta osservazione potranno anche rilevare che pravda occorre in posizione incidentale anche quando è vero che introduce una subordinata soggettiva (11a), pur essendo possibile anche èto pravda, čto ‘è vero che’ (12a). Questo potrà fornire lo spunto per parlare della maggiore diffusione in russo della paratassi a fronte di costruzioni ipotattiche italiane già mostrata in diversi studi (e.g., Biagini, 2012 e Govorucho, 2001).

(11)        a. Правда, здесь барышень нет, но ведь вам ничто не мешает ухаживать за дамами! [А. П. Чехов. Рассказы (1885-1903)]

b. È vero che non ci sono ragazze, qui, ma chi vi impedisce di far la corte a qualche signora? [Anton Cechov. Racconti (Fausto Malcovati)]

(12)        a. «Гм, это правда, — продолжал он, следуя за вихрем мыслей, крутившимся в его голове, — это правда, что к человеку надо „подходить постепенно и осторожно, чтобы разузнать его“; но господин Лужин ясен. [Ф. М. Достоевский. Преступление и наказание (1866)]

b. «Certo, è vero,» proseguì, seguendo il turbine dei pensieri che gli vorticava nella mente, «è vero che ‹per conoscere una persona bisogna avvicinarsi a lei per gradi e con cautela›, ma il signor Lùžin lo si capisce benissimo anche così. [Fedor Dostoevskij. Delitto e castigo (Giorgio Kraiski)]

Durante la fase di discussione dei risultati ottenuti, gli studenti saranno invitati anche a prestare attenzione alle riprese anaforiche russe presenti negli esempi risultati dalla query. Potranno così notare che corrispondono sostanzialmente a quelle italiane, poiché oltre a congiunzioni coordinanti quali no e a (‘ma’) si trovano elementi avverbiali quali ved’ ‘eppure’ (11a), odnako ‘però’ (13b), zato ‘in compenso’, vsё-taki ‘tuttavia’ e tol’ko ‘solo’, che in quanto avverbi di collegamento spesso co-occorrono con le congiunzioni coordinanti (11a). Successivamente l’attenzione dei discenti potrà essere indirizzata agli anticipatori diversi da pravda che si riscontrano a fronte di è vero. Si tratta di forme incidentali come da ‘sì’ e konečno ‘certo’ (anch’esse analoghe a quelle illustrate nel § 3 per l’italiano), e quando nel testo italiano ricorre questo è vero, in russo oltre a èto pravda in funzione predicativa si incontrano altre espressioni analoghe quali èto verno ‘è giusto’, èto točno ‘è esatto’ ed èto neosporimo ‘è indiscutibile’:[10]

(13)        a. Tu vuoi dire che tra volere il bene e volere il male c'è un piccolo passo, perché si tratta sempre di dirigere la stessa volontà. Questo è vero. Ma la differenza è nell'oggetto, e l'oggetto è riconoscibile limpidamente. [Umberto Eco. Il nome della rosa (1980)]

        b. Ты скажешь, что и от вожделения добра до вожделения зла один шаг: оба суть вожделения. Это неоспоримо. Однако есть великая разница в предмете вожделения, он легко различим. [Умберто Эко. Имя розы (Е. Костюкович, 1989)]

Gli esempi estratti dal corpus mostrano poi di nuovo – cf. supra 10 nel § 3 – che anche in russo alcuni anticipatori cataforici possono assumere la funzione di ripresa anaforica, come pravda in 14a:

(14)        a. - А вот, например, кентурион Марк, его прозвали Крысобоем, ― он ― добрый? - Да, ― ответил арестант, ― он, правда, несчастливый человек. С тех пор как добрые люди изуродовали его, он стал жесток и черств. [М. А. Булгаков. Мастер и Маргарита (ч. 1) (1929-1940)]

b. - Ma, per esempio, il centurione Marco, l'hanno soprannominato l'Ammazzatopi, è buono anche lui? - , ― rispose il prigioniero, ― però è un infelice. Da quando certa buona gente l'ha mutilato, è diventato crudele e duro. [Mikhail Bulgakov. Il Maestro e Margherita (p 1) (Vera Dridso, 1967)]

Si noterà poi che a volte la traduzione russa di un costrutto preconcessivo italiano è costituita da costrutti concessivi come 15b, dove la prima frase è introdotta dalla congiunzione subordinante chotja ‘sebbene’ e la seconda è preceduta dalla congiunzione coordinante no, che nella tradizione linguistica italiana sarebbero classificati come casi di “paraipotassi” (cfr. Mazzoleni, Meszler, Samu, 2010, pp. 782–789).

(15)        a. Infine un'altra volta lo udii dire che un tale libro non andava ricercato, perché esisteva, è vero, nel catalogo, ma era stato rovinato dai topi cinquant'anni prima, e si polverizzava sotto le dita di chi ormai lo toccasse. [Umberto Eco. Il nome della rosa (1980)]

b. А насчет другой книги, я слышал, он предостерегал окружающих, что ее незачем и заказывать, потому что хотя она точно занесена в каталог, но в действительности изгрызена мышами более полувека тому назад и неминуемо распадется в порошок под пальцами первого, кто до нее дотронется. [Умберто Эко. Имя розы (Е. Костюкович, 1989)]

A questo punto è possibile inoltre effettuare delle query a partire dalle forme dei testi paralleli russi emerse dai dati fino a qui osservati. In un esempio, ottenuto ricercando konečno (‘certamente’), si trova nel russo un costrutto preconcessivo, laddove in italiano il rapporto di contrasto tra le due proposizioni viene totalmente inferito:

(16)                a. Appena resterà libera una stanza, e credo che sarà fra due o tre giorni, lei potrà tornare di         sopra." "Le confesso" disse Giuseppe Corte sorridendo, per dimostrare di non essere un

                bambino, "le confesso che un trasloco di questo genere non mi piace affatto." "Ma non ha alcun

                motivo medico questo trasloco; capisco benissimo quello che lei intende dire, si tratta         

                unicamente di una cortesia a questa signora che preferisce non rimaner separata dai suoi

                bambini… [Dino Buzzati. Sette piani (1942)]

b. Через пару дней, как только появится свободная палата, вы сможете вернуться наверх. ― Откровенно говоря, ― улыбнулся Корте, намекая тем самым, что он отнюдь не ребенок, ― весь этот переезд мне совсем не по душе. ― Что вы, это никак не связано с вашим здоровьем. Я, конечно, понимаю, о чем вы. Но дело не в этом. Просто нужно оказать любезность даме. Ей очень важно быть поближе к своим детям, вот и все. [Дино Буццати. Семь этажей (Г. Киселев)]

Gli esempi 15 e 16 consentono di mettere ancora una volta in evidenza come i costrutti preconcessivi e quelli concessivi rappresentino alcune delle opzioni di cui il parlante dispone per esprimere la stessa relazione concettuale, che può essere anche completamente inferita.

Sempre attraverso la ricerca di konečno (‘certo’), si ottiene un esempio di costrutto preconcessivo costituito non da semplici frasi ma da frammenti testuali articolati e complessi nei quali i due elementi sono separati dal punto fermo.

(17)                a. У бога обителей много. Я хороших людей разных видела – и евреев, и всяких. На всех         наготовлено. Вот мой Константин убиенный – крещеный и ждет меня, где всем положено. Я,         конечно, не святая, да и пожить-то мы с ним пожили всего два года, я вдовой в двадцать         один год осталась. Было кой-чего, не скажу, грешна. Но другого мужа у меня не было. И он         ждет меня там. [Людмила Улицкая. Веселые похороны (1997)]

b. Presso Dio ci sono molte dimore. Di brave persone ne ho viste tante, anche ebrei e gente di

ogni specie: per tutti c'è un posto preparato in cielo. Prendi il mio Konstantin, morto in guerra: era

battezzato e mi aspetta lassù. Certo, non sono una santa, e insieme abbiamo vissuto solo due

anni, ne avevo ventuno quando sono rimasta vedova. C'è stato qualcosa, non dico di no, sono

peccatrice. Ma non ho avuto un altro marito. E lui mi aspetta là. [Ljudmila Ulickaja. Funeral party

(Emanuela Guercetti)]

Infine, particolare interesse suscitano gli esempi contenenti la forma italiana con inversione vero è. Eseguendo una ricerca specifica per questa espressione si nota innanzitutto che può collegare due frasi in un costrutto concessivo:

(18)        a. «Su, ragazzi» faceva allora mio padre allegro e sbrigativo, schioccando le dita. «Venite qua sotto!» Jevarehehà Adonài veishmerèha…» attaccava solennemente il rabbino, curvo, quasi prostrato, sulla tevà, dopo essersi ricoperto la torreggiante berretta bianca col talèd. Vero è che anche in quella circostanza l'evasione era sempre possibile. Il papà aveva un bel pigiare le dure mani sportive sulle nostre collottole, sulla mia in particolare. Sebbene vasto come una tovaglia, il talèd del nonno Raffaello, del quale si serviva, era troppo liso e bucherellato per garantirgli la clausura ermetica dei suoi sogni. [Giorgio Bassani. Il giardino dei Finzi-Contini (1962)]

        b. — Ну, дети, — говорит отец решительно и весело, прищелкивая пальцами. — Забирайтесь сюда! — Яхве регега Адонаи вейшмерега… — торжественно читал раввин, склонившись низко над тевой, покрыв голову в высоком белом головном уборе талитом. Вообще-то и в этом случае можно было отвлечься. Папа клал крепкие руки спортсмена нам на затылки, я особенно ощущал тяжесть его руки. Талит дедушки Рафаэля, которым он пользовался, большой, как скатерть, был слишком старым и ветхим, чтобы полностью отгородить нас от окружающего мира. [Джорджо Бассани. Сад Финци-Контини (Ирина Соболева, 2008)]

Tuttavia vero è occorre molto più frequentemente in frasi concessive restrittive:

(19)        a. [...] он всякому рад помочь и, между прочим, всегда вступается за крестьян; правда, говоря с ними, он морщится и нюхает одеколон… [И. С. Тургенев. Отцы и дети (1860-1861)]

        b. [...] egli è sempre lieto di venire in aiuto degli altri, ed anzi coi suoi contadini è più amico che padrone. Vero è che, parlando con loro, corruga un po' la fronte e fiuta acqua di Colonia…. [Ivan Turgenev. Padri e figli (Federigo Verdinois)]

Queste caratteristiche di vero è fanno sì che in alcuni casi documentati dagli esempi possa concorrere a formare una catena di tre proposizioni costituite da un costrutto preconcessivo, la cui prima frase funge da concessiva restrittiva rispetto a quanto affermato nel frammento di testo immediatamente precedente:

(20)        a. Отсюда сложилась традиция, что жизнь любого в армии – это путь раба. Конечно, мы тут не оригиналы – в любой стране армия стремится к закрытости, и именно это, похоже, дает нам основания говорить о генералах как о едином международном племени людском с общепланетарными характерологическими особенностями, вне зависимости от того, президенту какого государства служит тот или иной генерал. Однако в России есть свои специфические армейские, а точнее, особенности армейско-гражданских отношений. Они состоят в том, что в России отсутствует хоть какой-то гражданский контроль за действиями военных. Солдат, как низшая каста армейской структуры, есть никто, зеро, и только так. [Анна Политковская. Путинская Россия (2004)]

        b. Di conseguenza la vita nell'esercito è una vita da schiavi. Vero è che non siamo i soli: qualunque esercito mira alla clausura, alla segretezza, ed è forse per questo che si è autorizzati a parlare dei generali come di un'unica casta internazionale con comportamenti analoghi in ogni angolo del pianeta a prescindere dal capo di Stato che ogni singolo generale serve. Tuttavia, l'esercito russo ha delle peculiarità tutte sue, o meglio ad averle è il rapporto fra l'esercito e la popolazione civile. In Russia, cioè, manca il benché minimo controllo della società civile sull'operato dei militari. I soldati semplici — lo scalino più basso della gerarchia — non sono nessuno. [Anna Politkovskaja. La Russia di Putin (Claudia Zonghetti, 2010)]

Un altro aspetto che emerge dall’osservazione dei dati del corpus consiste nella possibilità, già illustrata per l’italiano (§ 3, esempio 7a), di cumulare più anticipatori cataforici:

(21)        a. «Конечно, — говорили иные, — это так, против этого и спору нет: земли в южных губерниях, точно, хороши и плодородны; но каково будет крестьянам Чичикова без воды? реки ведь нет никакой». [Николай Гоголь. Мертвые души (1835-1852)]

        b. «Naturalmente» dicevano taluni, «è così, non c'è nemmeno da discuterne: le terre nei governatorati meridionali sono davvero buone e fertili, ma che faranno i contadini di Cicikov senz'acqua? [Nikolaj Gogol'. Anime morte (Paolo Nori)][11]

4.2. Anticipatori che indeboliscono direttamente il contenuto della prima frase

Come secondo passo ai discenti viene proposto di cercare nel corpus il futuro concessivo, un anticipatore cataforico italiano che indebolisce direttamente il contenuto della prima frase. A questo scopo nella query sarà inserito il futuro di essere seguito da ma con una distanza da 0 a 8 parole.

Osservando i risultati sarà subito evidente che in russo il distanziamento epistemico del mittente viene espresso non con il futuro concessivo ma con elementi modali incidentali come možet byt’ ‘forse’, kak znat’ ‘chissà’, požaluj ‘può darsi’ e možet (variante abbreviata di možet byt’) seguito da i ‘anche’ (22a), la cui traduzione (22b) mostra che il futuro concessivo italiano può essere accompagnato anche da magari, una marca avverbiale modale simile a quelle russe:

(22)        a. "Вы, профессор, воля ваша, что-то нескладное придумали! Оно, может, и умно, но больно непонятно. Над вами потешаться будут". [М. А. Булгаков. Мастер и Маргарита (ч. 1) (1929-1940)]

b. "Lei, professore, mi scusi tanto, ha escogitato qualcosa d'incoerente. Magari sarà una cosa acuta, ma non si capisce proprio nulla. La prenderanno in giro". [Mikhail Bulgakov. Il Maestro e Margherita (p 1) (Vera Dridso, 1967)]

Successivamente si può assegnare il compito di ricercare i costrutti italiani con potere seguito da anche. Questo permetterà di rilevare in primo luogo come anche in russo venga utilizzato moč’ ‘potere’.

(23)        a. Возвращаясь с мужем со скачек, в минуту волнения она высказала ему все; несмотря на боль, испытанную ею при этом, она была рада этому. [...] Ей казалось несомненным, что теперь положение ее навсегда определится. Оно может быть дурно, это новое положение, но оно будет определенно, в нем не будет неясности и лжи. [Л. Н. Толстой. Анна Каренина (1873-1877)]

b. Tornando col marito dalle corse, in un momento di impeto, gli aveva detto tutto; malgrado la pena provata, era contenta. [...] Le sembrava fuor di dubbio che adesso la sua posizione si sarebbe definita per sempre. Poteva anche essere non buona questa nuova sua posizione, ma sarebbe sempre stata definita, e non più ambigua e mendace. [Lev Tolstoj. Anna Karenina (Maria Bianca Luporini)]

Inoltre sarà possibile identificare una struttura, descritta da Bulygina e Šmelev (1997) tra le forme che esprimono “obiezione in veste di accordo” (cfr. anche Pajar e Plungjan 1993), caratterizzata dal raddoppiamento ‘modulato’ del verbo. In russo il verbo all’infinito è seguito dalla particella -to, che funziona da tematizzatore (Švedova, 2003, p. 225-226) utilizzato per riprendere quanto appena detto dall’interlocutore, facendo seguire poi un contenuto contrastante (cfr. anche Pajar e Plungjan, 1993, p. 272). Nell’esempio seguente in russo non si osserva il raddoppiamento modulato del verbo, perché il secondo predicato è sostituito dall’avverbio predicativo možno (‘si può’).

(24)        a. – За такую вещь и двести пятьдесят рублей отдать не жалко. – Отдать-то можно, – согласился Рябов, – проблема, где их взять. – [Сергей Довлатов. Филиал (1987)]

b. –– Per una macchina [da scrivere] del genere anche duecentocinquanta rubli li dai volentieri. – Per darli, li puoi anche dare, – aveva convenuto Rjabov – il problema è dove li prendi. [Sergej Dovlatov. La filiale New York (Laura Salmon)]

Sarà anche interessante sottolineare che in 24ab la ripresa anaforica è costituita non da una congiunzione avversativa o da un avverbio di collegamento – le forme più comuni per quella funzione – , ma da una struttura contenente un elemento nominale (“il problema è […]”): tale strategia espressiva consente di sostituire il valore astratto dei connettori più grammaticalizzati con un più ricco e concreto significato lessicale, che potrebbe essere anche diversamente modulato utilizzando sostantivi come guaio o punto.

Un’altra costruzione con raddoppiamento si ottiene cercando è vero in italiano. Si tratta della reduplicazione del nome, pronunciata con un profilo intonativo marcato, con la congiunzione coordinante a come ripresa anaforica:

(25)        a. "Ловко говорила! Баба, баба, а тоже понимает кое-что". [Максим Горький. Супруги Орловы (1897-1898)]

b. Parlava bene davvero! Era una donna semplice, è vero, ma anch'essa capiva qualche cosa! [Maxim Gorkij. I coniugi Orlof (Eugenio Wenceslao Foulques)]

Attraverso una successiva query relativa a due lessemi identici non specificati e in successione è inoltre possibile evidenziare una struttura costituita da due sostantivi, il secondo dei quali è al caso strumentale (del tipo: družba družboj, a služba služboj, ‘l’amicizia è amicizia, il lavoro è lavoro’):

(26)        a.― Вступай в партию. Без этого и говорить не станут. Ну, и руку ищи… Леша загорелся перейти на работу в "Совтрансавто". Но устроиться оказалось туда еще сложнее, чем мужик рассказал. Партийность партийностью, но берут со стажем работы, только семейных и только шоферов первого класса. [Юрий Дружников. Ангелы на кончике иглы (1988)]

        

b. «Entra nel Partito. Senza la tessera non vai da nessuna parte. Prima questo, e poi trova qualcuno che ti dia una mano…». Aleksej moriva dalla voglia di lavorare alla Sovtransauto. Ma trovare un lavoro lì risultò più complicato di quanto gli aveva fatto credere il tizio del camion. Va bene avere la tessera del Partito, ma da quelle parti cercavano solo autisti con molta esperienza, di prima categoria, con famiglia a carico. [Jurij Druznikov. Angeli sulla punta di uno spillo (Federica Aceto, 2006)]

A questo punto si può fornire ai discenti la descrizione di quelli che Bulygina e Šmelev (1997, p. 141), sulla scia di D.N. Šmelev, definiscono ustupitel’no-protiviltel’nye frazeoschemy (‘fraseoschemi concessivo-avversativi’). Si tratta di strutture sintattiche caratterizzate dal raddoppiamento lessicale e dalla possibile presenza dalla particella –to, che hanno come funzione quella di esprimere “un’obiezione in veste di accordo” (ibidem). L’elemento oggetto del raddoppiamento può essere un sostantivo (prima al nominativo, poi allo strumentale), un verbo (prima all’infinito, poi in forma finita), un aggettivo (Krasiv-to krasiv, tol’ko sliškom razvjazen, ‘bello è bello, però è troppo sfacciato’) o un avverbio (Chorošo-to chorošo, no ne vyrazitel’no, ‘Bene va bene, ma non è significativo’) (Bulygina e Šmelev, 1997, pp. 141-145).

Grazie alla ricerca di potere anche sarà possibile trovare un altro tipo di anticipatore cataforico russo che indebolisce direttamente il contenuto che accompagna, la forma pust’ seguita da presente o da futuro semplice del verbo alla terza persona. Per 27a nel corpus sono presenti tre diverse traduzioni, le prime due con un falso ottativo seguito da pure (come in 27b) e la terza con il costrutto ‘lascia che + V-congiuntivo presente’ (esempio 27c).

(27)        a. — Да кусочки-то можно найти, кусочки найдутся, — сказал Петрович, — да нашить-то нельзя: дело совсем гнилое, тронешь иглой — а вот уж оно и ползет. — Пусть ползет, а ты тотчас заплаточку. [Николай Гоголь. Шинель (1842)]

b. «Sì, le pezze non sono un problema, le troviamo — rispose Petrovič. — Ma cucirle sarà impossibile: la stoffa è tutta marcia, basta toccarla con l'ago e si disfa». «E che si disfi pure, tu ci metti un rattoppo». [Nikolaj Gogol'. Il Cappotto (Gianlorenzo Pacini, Emanuela Guercetti, Francesca Legittimo, 1949, 1995, 2001)]

c. «I pezzettini si possono anche trovare, i pezzettini si trovano», disse Petrovič, «ma è che non si possono cucire sopra: è roba completamente marcia, la tocchi con l'ago e si sfarina tutta.» «Lascia che si sfarini: tu subito ci metti una toppettina.» [Nikolaj Gogol'. Il Cappotto (Gianlorenzo Pacini, Emanuela Guercetti, Francesca Legittimo, 1949, 1995, 2001)]

5. Conclusioni

Questo case-study conferma l’utilità di distinguere anche nell’ambito della didattica dei costrutti preconcessivi russi per apprendenti italofoni/e tra gli anticipatori cataforici che segnalano la verità del contenuto che accompagnano per indebolirne pragmaticamente il peso argomentativo e quelli che invece lo indeboliscono direttamente. I primi mostrano infatti caratteristiche abbastanza simili nelle due lingue (cf. supra § 4.1) e presentano minori difficoltà al momento dell’apprendimento. Naturalmente, però, non è possibile stabilire una corrispondenza 1:1 tra forme pur analoghe, poiché in ciascuna lingua il valore di ogni elemento dipende anche dal sistema di relazioni che intrattiene con le sue ‘reti’ sintagmatiche e paradigmatiche. Gli anticipatori cataforici che indeboliscono direttamente il contenuto che accompagnano presentano invece delle caratteristiche diverse tra le due lingue (cf. supra § 4.2): infatti ad esempio il distanziamento epistemico reso in italiano dal futuro concessivo viene invece espresso in russo con marche di carattere avverbiale quali možet byt’ ‘forse’, kak znat’ ‘chissà’ e požaluj ‘può darsi’. La consapevolezza di queste differenze consente ai discenti di russo come L2 di evitare errori generati da strutture calcate sull’italiano.

Inoltre, l’osservazione critica dei dati – in particolare quelli ottenuti dalla ricerca di potere epistemico eventualmente seguito da anche o pure – permette agli studenti di individuare altri due tipi di anticipatori cataforici sia in russo sia in italiano: il primo consiste nel raddoppiamento lessicale talvolta accompagnato dall’uso dalla particella -to con funzione di tematizzatore in russo (esempi 24, 25, 26); il secondo nell’uso di falsi ottativi (27b) e della struttura “lascia che + V-congiuntivo presente” (27c) in italiano, corrispondenti al costrutto russo introdotto da pust’ di (27a). L’acquisizione di queste forme attraverso l’analisi metalinguistica sulla lingua materna e il confronto interlinguistico nell’uso risulta così più efficace dello studio svolto sui manuali di grammatica e consente l’individuazione di costrutti, sia nella lingua materna sia in quella straniera, spesso trascurati nei testi tradizionali.

L’utilizzo del corpus parallelo per la didattica delle relazioni transfrastiche si rivela così estremamente proficuo. Innanzitutto, il fatto che a una preconcessiva in una lingua possa corrispondere una concessiva, o una avversativa o una giustapposizione nell’altra lingua permette di illustrare chiaramente i concetti di relazione transfrastica, codifica e inferenza, evidenziando come ci si trovi nell’ambito della grammatica delle opzioni, piuttosto che della grammatica delle regole (Prandi, 2006, pp. 3-8). Inoltre, dalle ricerche condotte sul corpus emerge la presenza di un ampio ventaglio di forme e tipi di costrutto preconcessivi. Ad esempio, i risultati mostrano che la funzione di ripresa anaforica preconcessiva può essere svolta non solo da congiunzioni coordinanti o avverbi di collegamento (che sono comunque le opzioni più comuni), ma anche da espressioni contenenti un elemento nominale (24ab): in questi casi con la scelta di diversi elementi è tra l’altro possibile modulare in maniera specifica la prospettiva sul contenuto della seconda frase del costrutto. Questo consente anche di mostrare ai discenti come queste connessioni non possano essere considerate grammaticali in senso stretto perché si trovano “sulla frontiera tra frase e testo” (Prandi, 2002), in una zona dove interagiscono – limitandoci qui soltanto alle riprese anaforiche – elementi di carattere specificamente grammaticale come le congiunzioni coordinanti, elementi di carattere più testual-discorsivo come gli avverbi di collegamento o come alcuni degli elementi che di solito svolgono il ruolo di anticipatore cataforico – ad esempio l’avverbio certo (in russo konečno) in 17ab e l’espressione russa pravda in (14a) –, e infine addirittura strutture contenenti elementi nominali (24ab), dalla natura quindi non certo grammaticale quanto piuttosto lessicale.

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Received on 15 October 2018 and accepted for publication on 09 March 2019.


[1] Gli autori condividono la responsabilità di questo articolo, ma a Francesca Biagini vanno attribuiti i § § 2 e 4 e a Marco Mazzoleni il § 3.

[2] Il punto di partenza di questo contributo è rappresentato da Biagini e Mazzoleni (2017), i cui risultati descrittivo-contrastivi sono qui ripresi ed ampliati per mostrarne la possibile applicazione alla didattica del russo L2 e della traduzione tra il russo e l’italiano.

[3] Nella linguistica russa si trova la definizione di “vozraženie pod vidom soglasija” (Bulygina, Šmelev 1997), letteralmente “obiezione in veste di accordo”.

 

[4] Esempio tratto da Prandi (2006, p. 247).

[5] Esempio tratto da Prandi (2006, p. 220).

[6] “When the content of grammar is a set of options, no grammatical structure is absolutely indispensable for securing the function at issue [...]. In the field of interclausal links, in particular, the relevant question is not: What is the form of expression of a given interclausal linkage?, but: What is the set of available means to express a given interclausal linkage and what are the reasons that induce a speaker to choose one form instead of another” (2004, p. 306).

[7] In quanto segue presenterò all’incirca quanto direi alle mie studentesse ed ai miei studenti, magari in modo un po’ più formale e monologico (e credo stilisticamente adeguato per una relazione ad un convegno scientifico) rispetto a quanto farei davvero in classe, dove non tengo lezioni frontali ma per quanto possibile dialogiche ed interattive – compatibilmente con la numerosità dei gruppi.

[8] Per altri esempî e qualche approfondimento sull’intrinseca natura ‘dialogico-polifonica’ di questi (ed altri) tipi di costrutti cfr. Mazzoleni (2015 e 2016ab), dove si possono anche trovare maggiori dettagli sulle possibili posizioni degli anticipatori cataforici rispetto all’elemento che accompagnano.

[9] Quest’uso non temporale risulta fra l’altro non troppo dissimile dal futuro “epistemico”, forma verbale ugualmente modale con la quale il mittente segnala la sua incertezza rispetto a quanto sta dicendo:

  1. Potevano almeno darmi un orologio. Saranno quasi le nove. (Guccini e Macchiavelli, 2002, p. 222)

  1. Arriva alla solita stazione sopraelevata di partenza, si precipita giù per i gradini. La strada corre parallela a un vialetto di tigli: saranno passati al massimo sette minuti dal racconto del ragazzo. (Nadiani 2009, p. 111)

[10] Bulygina e Šmelev (1997) analizzano i seguenti anticipatori cataforici: da (‘sì’), dejstvitel’no (‘infatti’), (ja) soglasen (‘sono d’accordo’), sporu net (‘questo è fuori discussione’), ne sporju (‘non discuto’). Come evidenziato in §3, affermano che la necessità di indicare su cosa davvero siamo d’accordo sorge di solito quando l’accordo non è totale. Di conseguenza l’espressione di accordo parziale implica il disaccordo (1997, p. 140).

[11] In altri esempi gli anticipatori che cooccorrono sono contigui:

  1. [Светский богослов:]: Епископам каждого народа нужно знать первого из них, и почитать его как главу, и ничего важного не предпринимать без его одобрения. Беженец: Да, это так, но как вы установите наличность этого высшего главы? Вы вводите политическую идею представительства в качестве ответа начисто церковные затруднения. [Сергей Булгаков. У стен Херсониса (1922)]

  1. [Teologo laico]: I vescovi di ogni popolo devono sapere chi è il primo tra di loro, rispettarlo come capo e non intraprendere niente di importante senza la sua approvazione. Profugo: Sì, certo, è così. Ma come stabilite la presenza stessa di questo capo supremo? Voi introducete l'idea politica della rappresentanza come risposta a difficoltà puramente ecclesiali. [Serghei Bulgakov. Presso le mura di Chersoneso (Maria Campatelli, 1988)]